venerdì 30 aprile 2010

TESTIMONIANZA REFLUSSO GASTROESOFAGEO di FABIO FRATTICCI

Sono Fabio Fratticci ho 41 anni abito a Nettuno in provincia di Roma.  Soffrivo da anni di una grave gastrite e di reflusso gastroesofageo. Avevo sempre fortissimi dolori al centro dello stomaco che si irradiavano anche dietro le spalle, la mia digestione era lunghissima, facevo fatica a digerire persino l’acqua. Di notte il dolore aumentava e non mi faceva dormire. Sono andato dal Professor Azzolina che mi ha operato di stenosi valvolare quando avevo 10 anni nel 1979 per chiedergli aiuto; ancora una volta il Professore ha fatto il miracolo, mi ha operato nel settembre dell’anno scorso e oggi sono rinato. Posso mangiare quello che voglio, dormo di notte e non ho più dolori. Finalmente sto bene e la mia qualità della vita è migliorata enormemente. Per questo sono a disposizione di chiunque mi voglia contattare per dare la mia testimonianza affinché altri, che soffrono come soffrivo io, possano risolvere il problema.
Fabio Fratticci: Cell. 320-0389597 email:  fabio.fratticci@hotmail.it

mercoledì 14 aprile 2010

RIVALUTAZIONE - MESSAGGIO per i PAZIENTI cardiopatici congeniti OPERATI DAL PROFESSOR GAETANO AZZOLINA


Cari amici, nel corso dei decenni le nuove acquisizioni della Medicina, hanno permesso di capire meglio quello che molto anni addietro, al momento dell’intervento, si ipotizzava (durata, problemi a distanza, ecc.). Riflettendo su queste nuove conoscenze, ritengo importante che i pazienti da me operati molti anni fa, debbano effettuare una Rivalutazione approfondita e completa per meglio definirne lo stato attuale di salute.
Questo controllo dello stato di salute è opportuno che sia fatto da tutti i pazienti operati per cardiopatie congenite, anche da quelli che stanno bene e si sentono “in forma”in quanto la Rivalutazione è una sorta di “tagliando”che offre al paziente e ai medici, che lo hanno in cura, informazioni utilissime per il suo follow-up futuro. Colgo l’occasione per informare che il programma di Rivalutazione è coperto dal Servizio Sanitario Nazionale.
Per ulteriori informazioni potete inviare una email a info@azzolina.it o telefonare al numero 0187 - 471377

domenica 11 aprile 2010

La prevenzione delle cardiopatie

Prevenzione attiva

La prevenzione  delle cardiopatie non si ottiene soltano con azioni passive, cioè evitandone alcune, non facendone altre, limitandosi in altre ancora. È  possibile anche una prevenzione  attiva, che si integra perfettamente con la prima e impone invece di << fare>> qualcosa per migliorare le condizioni generali o le difese stesse dell’organismo, in modo che esso si presenti più preparato a un qualsiasi attacco da parte delle cardiopatie o di alte patologie egualmente impegnative.
I capisaldi della prevenzione attiva delle cardiopatie sono:
·         l’alimentazione
·         le vitamine
·         i  sali minerali
·         l’esercizio fisico costante.
L’alimentazione ha due regole essenziali per tenere lontane le cardiopatie e le relative complicanze: non alimentarsi eccessivamente ma alimentarsi  in maniera adeguata; ciò significa adattare la quantita e la qualita dei cibi alle condizioni nelle quali viviamo, all’ambiente, al tipo di vita che conduciamo. 
Come è diversa l’alimentazione di chi vive al Polo Nord, rispetto a quella di chi vive all’Equatore, cosi deve essere diversa quella di chi svolge un’intensa attivita fisica, rispetto a chi conduce una vita sedentaria. Possono sembrare, e lo sono, concetti scontati ed elementari, ma se venissero rispettati non ci sarebbero tanti cardiopatici.

Veniamo quindi a quelle che dovrebbero essere le norme di massima per un’alimentazione che non comporti rischi per il cuore. 

grassi animali. Sebbene importanti per il nostro organismo, la loro assunzione deve avvenire in misura estremamente limitata. Per eccesso di grassi si intende una quantità superiore a pochi grammi al giorno. Non c’è bisogno di assumerli direttamente, li troviamo nelle fibre della carne, anche quella più apparentemente magra, nel prosciutto, nei farmaggi, ecc. 

Per i grassi vegetali il discorso è diverso. Si possono consumare, in quantità moderata (l’equivalente di due, tre cucchiai di olio d’oliva al giorno), senza problemi per l’organismo. 
Diverso ancora è il discorso per i grassi cotti di qualsiasi genere: essi candidano il soggetto alla ricettività dell’arterioscrelosi. Vanno pertanto evitati. 
La varietà dell’alimentazione è un altro punto fondamentale. Nella nostra dieta di solito sono presenti idrati di carbonio (farinacei e zuccheri) in eccesso che possono creare diversi problemi fra cui un accumulo del grasso e un stimolo al diabete. Meglio limitare pane, pasta, zuccheri e dolci soprattutto. 

Gli idrati di carbonio (farinacei e zuccheri) sono indispensabili all'alimentazione, ma nelle quantità e qualità giuste. La farna bianca del pane e della pasta comune è priva degli elementi e delle fibre inerti che danno volume all’apparato digerente nonché dei germi di grano che contengono anche vitamine e minerali necessari alla buona salute intestinale e quindi all’intero organismo. 

Le carni, specie quelle ricche (maiale, manzo, vitello), sono presenti eccessivamente nella nostra dieta: è meglio consumarle più raramente, per la normale richiesta di proteine animali da parte del nostro organismo. Negli adulti basta quindi una normale porzione di carne (in genere 100-150 g) due-tre volte alla settimana. È sempre comunque preferibile utilizzare carni bianche come il pollo, il tacchino, il pesce. Ma anche queste andrebbero consumate preferibilmente bollite o arrosto, senza usaregrassi per cucinarle. 
Solo durante il periodo di crescita, la quantità e la frecquenza devono essere maggiori. 

Un errore che comunemente commettiamo  è quello di ritenere la bistecca quotidiana indispensabile alla nostra alimentazione, per il suo apporto di proteine. Trascuriamo  cosi quegli straordinari fornitori di proteine che sono i legumi i quagli, fra l’altro, non presentano neppure il rischio dei grassi animali presenti in ogni tipo di carne, anche apparentemente magra. 

Molto meglio, quindi, legumi o carne bianca. Molte tribù nomadi si nutrono prevalentemente di legumi e pesce, associati a verdura. Hanno una vita media molto più alta della norma e un’incredibile assenza di segnali arteriosclerotici. 

Le vitamine, e alcune di esse in particolare, hanno una funzione attiva e importante nella prevenzione della cardiopatie. Il problema è quindi sapere se quelle che assumiamo con la nostra alimentazione  quotidiana siano sufficienti al nostro fabbisogno. 
La risposta, purtroppo, è negativa. Fumo, alcool, stress, alimenti conservati, cotti e variamente trattati, e quindi impoveriti di vaitamine, ne riducono enormemente la quantità e portano a una carenza di vitamine in certi organi e certi tessuti, che si riflette direttamente sull’organismo e le sue funzioni. 

Per quanto riguarda il sistema cardiocircolatorio, le vitamine più importanti sono tre: il complesso B, la vitamina C, e la E. Una dieta carente di queste vitamine candida il soggetto ad arteriosclerosi, infarto e fenomeni degenerativi del muscolo cardiaco e dei suoi vasi. 

Il complesso della vitamina B è costituito da una lunga lista  di elementi (tiamina, riboflavina, flavina, miacina, piridoxina, acido pantotenico, acido folico, vitamina B12, colina, ecc.) responsabili anche della  salute e della << manutenzione>> dei nervi, degli occhi, dell’apparato digerente e della pelle. Sono molto importanti, inoltre, nel processo digestivo dei carboidrati, dei grassi e delle proteine. Infine, questi elementi influenzano anche gli ormoni della crescita e l’armonia vitale del midolo osseo. 

Fra questi elementi del complesso B, la vitamina B12 merita un’attenzione particolare perché è destinata a funzioni di importanza determinante. Essa provvede infatti, fra l’altro, alla << costruzione >> dei globuli rossi e  prevenire tachicardiae angina. Il complesso vitaminico B è reperibile in natura nel fegato degli animali, nei reni, in quasi tutti i tipi di grano, nei semi, nelle nocciole, nella crusca, nei lieviti, nelle lenticchie e in molti vegetali fogliacei. Con la cottura, gran parte della vitamina viene distrutta e poiché rientra nella nostra tradizione alimentare cuocere o << trattare >> comunque gli alimenti, gran parte del complesso vitaminico B presente in natura si perde, per cui è spesso indispensabile che venga assunto apositamente. Nessuna controindicazione anche per  chi eccede: il complesso B i qualità anche superiori al necessario non danneggia l’organismo, perché ne viene espulso. 

La vitamina E, detta anche << vitamina della vita >>, ha una funzione fondamentale nella prevenzione delle cardiopatie: serve infatti per migliorare il metabolismo e la trasformazione dei grassi es evitare che questi si accumulino, provocando arteriosclerosi. È quindi una vitamina antiossidante, perché impedisce ai grassi che si depositano nell’organismo di alterarsi (irrancidirsi) e diventare quindi dannosi. Ecco perché la vitamina E è molto importante nel rapporto alimentazione-benessere-lunga vita: essa favorisce u buon sistema cardiocircolatorio, in generale un buon sistema muscolare, una condizione ottimale dei globuli rossi e del sistema riproduttivo-sessuale. 


La vitamina E è presente nei germi di tutti i tii di grano, in quasi tutti gli olii di semi crudi, nel fegato e nelle uova. Viene distrutta nell’intestino da certi disordini digestivi, dai lassativi, nella cottura e nella surgelazione dei cibi. La qualità di E, di cui un adulto ha solitamente bisogno ogni giorno, è pari a circa dodici Unità Internazionali, pari a una ciotola di germi (crudi) di grano. 

Infine, fra la vitamina C o acido ascorbico e le cardiopatie c’è un preciso rapporto di prevenzione ormai accettato a tutti i liveli di studio e di ricerca. Originariamente si riteneva che l’acido ascorbico, cioè la vitamina C, avesse (come, in effetti, ha) la capacità di ridurre e rallentare le emorragie e quindi favorire la cicatrizzazione. E ciò vale sia per l’interno  che per l’esterno del l’organismo. Prendiamo ad esempio l’infarto: è una ferita sul cuore, che deve cicatrizzarsi. Da ciò la conseguenza: se l’acido ascorbico ha la proprietà di favorire la cicatrizzazione è perché può rendere i tessuti più resistenti. Perché  non usarlo in prevenzione, allora? 

La vitamina C, quindi, non fa altro che rendere più resistenti i tessuti dell’organismo, per cui è più difficile che venga colpito da infarcto un soggetto in cui è  presente una giusta dose di vitamina C, piuttosto che un soggetto deficitario. Altrettanto vale per gli elementi scatenanti l’infarto, come l’arteriosclerosi e il colesterolo. La vitamina C agisce da ripulitore delle arterie; quando é presente in giuste quantità, con più difficoltà si formano le placche che le restringono. 

Esiste anche un’importante funzione antistress e antifatica della vitamina C. È difficile che un uomo senza il giusto approvvigionamento di vitamina C sia in grado di compiere quegli sforzi supplementari, non solo fisici, che spesso il nostro quotidiano ritmo di vita ci impone. 

Di vitamina C abbiamo bisogno ogni volta che dobbiamo chiamare in aiuto l’adrenalina, cioè la sostanza che viene secreta dalle ghiandole surrenali, che sono il più importante deposito di questa vitamina di cui disponga l’organismo. 

La vitamina C è disponibile largamente in natura, negli agrumi soprattutto, ma spesso la quantità quotidianamente necessaria all’organismo non viene assorbita perché l’alimentazione è costituita per gran parte da cibi conservati o cotti. 

E inoltre, le persone sotto stress, gli alcolisti e i fumatori hanno necessità di forti dosi di vitamina C, ogni giorno, nella misura di non meno di un grammo. È necessario, in ogni caso, tener presente che è inutile accumulare quantità eccessive di vitamina C nell’organismo: il corpo ne può conservare solo una piccola quantità, il resto viene espulso col sudore e con le urine, e va pertanto reintegrato. 

Quindi la vitamina C va presa diverse volte al giorno (con i pasti), specie dai fumatori che ne consumano ben quattro volte  di piùrispetto a una persona che non fuma. 

sali minerali, infine, hanno una funzione determinante di equilibrio dell’organismo e diventato addirittura indispensabili in associazione con alcune vitamina, come la C e la E. 

In questa sede, comunque, accenneremo soltanto ale importanti funzioni di alcuni sali poco conosciuti e dificilmente reperibili, perché appare superfluo trattare ancora le funzioni di sali conosciutissimi e largamente presenti in natura come sodio, magnesio, calcio, potassio etc. 

Selenio, zinco, cromo, e rame sono alcuni fra i più importanti  sali minerali di cui l’organismo ha necessità per la prevenzione delle patologie cardiache. 

Il selenio, che serve a normalizzare la pressione arteriosa e a proteggere dalla formazione di placche arteriosclerotiche, è un ottimo coadiutore delle vitamine C ed E nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. In apparenza non è facile reperibile in natura, in quanto non è distribuito nel terreno nel quale si coltivano solitamente alcuni dei nostri alimenti. In realtà si può reperire in vegetali come l’aglio, le cipolle, gli asparagi, i funghi, i germi di grano, nella cacciagione (volatili). 

Circa la quantità necessaria, bastano poche tracce, alcuni microgrammi (milionesimi di grammo) al giorno per mantenereil nostro patrimonio organico e proteggere l’organismo e il sistema cardiovascolare dalle degenerazioni. 

Lo zinco è giudicato, in seguito a lunghi e numerosi accertamenti, come l’elemento determinante per evitare patologie legate all’arterioscleroso e all’ipertensione arteriosa. Si trova, in genere, nelle carni e ne bastano pochi microgrammi al giorno. 

Il cromo è un altro sale che in dosi infinitesimali risulta molto importante per il metabolismo degli idrati di carbonio, base della nostra alimentazione e quindi del nostro benessere. Si trova soprattutto nei germi di grano e, insieme allo zinco e al rame, sta scomparendo dalla nostra dieta costituita da un eccesso di cibi raffinati e quindi privi della quantità necessaria di vitamine e sali minerali. 
Il rame, infine, importante stabilizzatore delle funzioni cardiocircolatorie, va preso i misura più consistente (da 1 a 5 mg al giorno). È presente, anche se in quantità inadeguata, in tutti gli alimenti che provengono dalla terra. Si trova nel latte, nella frutta e nei vegetali in genere. 
L’esercizio fisico costante. Nella nostra società automatizzata la vita di tipo sedentario è diventata più una regola che un’eccezione. Anche grazie all’automobile – il cui uso ha in molti luoghi effettivaente eliminato la necessità di camminare, l’inattività fisica è diventata un’abitudine per chi vive nel mondo industriale e tecnologico. 

Paghiamo un alto prezzo per quest’inattività che indebolisce i muscoli, compreso il cuore, riduce il bisogno di energia e ha spesso per conseguenza il sovrappeso. Tali effetti possono comunque essere ovviati attraverso l’esercizio fisico, benefico per il cuore perché:
  1. Ci permette di bruciare calorie e riduce l’appetito, evitandoci quindi di mangiare troppo.
  2. Ci aiuta anche a mantenere nella norma la pressione sanguigna, riducendo la quantità diliquidi nel corpo, contribuendo alla diminuzione di peso e tonificando tutti muscoli, incluso il cuore.
  3. Le statistiche mostrano che chi lo pratica regolarmente soffre meno di disturbi cardiaci di chi ha uno stile divita sedentario. Ciò  che serve è un moderato esercizio fisico (camminate a ritmo sostenuto, nuoto, bicicleta da camera) per circa venti minuti, tutti i giorni o almeno tre-quattro volte per settimana.
  4. Ci aiuta infine a sentirci meglio e ad avere, anche fisicamente, un aspetto migliore.

venerdì 2 aprile 2010

RIVALUTAZIONE - MESSAGGIO per i PAZIENTI cardiopatici congeniti OPERATI DAL PROFESSOR GAETANO AZZOLINA

Cari amici, nel corso dei decenni le nuove acquisizioni della Medicina, hanno permesso di capire meglio quello che molto anni addietro, al momento dell’intervento, si ipotizzava (durata, problemi a distanza, ecc.). Riflettendo su queste nuove conoscenze, ritengo importante che i pazienti da me  operati molti anni fa, debbano effettuare  una Rivalutazione approfondita e completa per meglio definirne lo stato attuale di salute.
Questo controllo dello stato di salute è opportuno che sia fatto da tutti i pazienti operati per cardiopatie congenite, anche da quelli che stanno bene e si sentono “in forma”in quanto la Rivalutazione è una sorta di “tagliando”che offre al paziente e ai medici, che lo hanno in cura, informazioni utilissime per il suo follow-up futuro. Colgo l’occasione per informare che il programma di Rivalutazione è coperto dal Servizio Sanitario Nazionale.
Per ulteriori informazioni potete inviare una email a 
info@azzolina.it 
o telefonare al numero 0187 - 471377

giovedì 1 aprile 2010

REFLUSSO GASTROESOFAGEO: PAZIENTI DIFFICILMENTE TRATTABILI

REFLUSSO GASTROESOFAGEO: PAZIENTI DIFFICILMENTE  TRATTABILI 

Nei paesi civili, quelli definiti “ricchi”, il 20% delle persone adulte lamentano disturbi gastroesofagei (bruciori di stomaco, rigurgiti acidi) e di questi il 10% ne è afflitto giornalmente.
Il reflusso gastroesofageo è una malattia patologica la cui causa è il rigurgito del contenuto acido dello stomaco nell’esofago, con conseguente infiammazione della sua mucosa.
In un recente studio illustri Clinici italiani hanno valutato i costi sanitari diretti della malattia e hanno concluso che “in alcuni casi nonostante si adotti la terapia con gli Inibitori di Pompa Protonica (IPP) i pazienti rimangono sintomatici e per questo sono definiti “difficili” in quanto è difficile ottenerne il miglioramento.
I costi relativi a 10 anni di trattamenti farmacologici e/o conservativi per i gastropatici cronici sono risultati nettamente superiori a quelli del trattamento chirurgico.
Dati statistici hanno dimostrato che il 10% dei 10milioni di italiani con Malattia da Reflusso Gastro Esofageo (MRGE) lamentano disturbi recidivi non trattabili farmacologicamente.
Le cause sono diverse: atonicità dello sfintere basso dell’esofago, ernia iatale, effetto irritante dei succhi acidi e/o ipertrofia o spasticità dello sfintere basso dello stomaco, vale a dire il piloro.
Una delle cause più costanti, ma anche tra le più difficili da diagnosticare, è la lentezza dello svuotamento gastrico.
L’indagine più frequente e utile per una diagnosi corretta è la gastroscopia che, tuttavia, non è efficiente per indagare i movimenti dei muscoli esofagei, sia gastrici che duodenali.
L’esame più utile è quello radiografico eseguito con il pasto di bario perché simula il transito del bolo alimentare e permette di vedere il comportamento dello sfintere dell’esofago e la motilità gastrica.
Quando il reflusso gastroesofageo è continuo e perdura nel tempo può portare, a distanza di anni, all’esofagite cronica (esofagite di Barrett) che può diventare pericolosa oncologicamente.
Per i pazienti poco trattabili farmacologicamente (“pazienti difficili”) l’unica alternativa terapeutica può essere quella chirurgica che va indicata a seconda delle caratteristiche più o meno complesse del singolo individuo.
 (vedi 
CURENTI MEDICAL DIAGNOSIS & TREATMENT e SURGICAL CLINICS OF NORTH AMERICA)